A seguito dell’articolo di Slow Wine intitolato “Dolcetto, una specie in via d’estinzione” che trovate a questo link http://bit.ly/1pIKd7r il presidente del Consorzio di Tutela e Promozione dell’Ovada DOCG ha inviato a Slow food una lettera aperta, che pubblichiamo per opportuna divulgazione
“Ci fa davvero piacere leggere che un movimento dell’importanza di Slow Food, e in particolare Slow Wine, si interessi finalmente alle sorti del vitigno Dolcetto, che da sempre qui a Ovada scandisce i ritmi della nostra vita quotidiana di produttori.
Nelle zone specificamente vocate, quali Ovada, Dogliani e Diano d’Alba -non a caso riconosciute come tali dalla DOCG- il vitigno Dolcetto è sempre stato capace di regalare vini di struttura, capaci di invecchiare a lungo e di accompagnare con fierezza le migliori tavole: in molti scritti del passato più o meno recente, dal Gallesio sino al Soldati dei Viaggi del Vino, il Dolcetto viene elevato a fasti che oggi raramente si ricordano, ma che certo non possiamo dimenticare per semplice sottomissione alle evoluzioni del mercato.
Anche nel vino, diciamolo chiaramente e senza ipocrisie, è infatti andata affermandosi una vulgata ben codificata e spesso prona alle sole esigenze del marketing, con scale di valori e mode progettate per una condivisione di massa presso i consumatori, anche enoappassionati. Resistere a quest’omologazione significa anche difendere il Dolcetto e la sua storia come uno snodo vero di una cultura “altra” rispetto all’inchino al mercato, e legata alla dignità dei viticoltori e al rispetto della biodiversità.
Noi crediamo nel Dolcetto come prodotto rappresentativo di un intero territorio, e il suo stesso nome sta a testimoniarlo: Ovada. L’Ovada è un vino importante, capace di affrontare il confronto con altri Piemontesi, oggi certo venerati e che pure un tempo non erano così diffusi e noti.
Non accetteremo mai di sacrificare il Dolcetto sull’altare della globalizzazione e delle tendenze di mercato, assecondando la riduzione delle varietà al presente meno redditizie per soli obiettivi economici. La dignità quotidiana del nostro lavoro è il piacere di poter vivere davvero quelle sensazioni che la nostra terra e la sua varietà ci regalano: non a caso qui da noi le vigne si alternano ad altre coltivazioni, non c’è solo “vigna”.
Questi sono i fondamentali del nostro approccio alla valorizzazione del territorio, cui affiancare un’azione collettiva, una quotidiana volontà dei singoli di perseguire l’eccellenza ed emergere, nel tempo: non accettiamo di far prevalere la logica del mercato, siamo orgogliosi di quanto di più bello possiamo avere quotidianamente e possiamo offrire, altrettanto quotidianamente, al pubblico che abbia voglia e interesse a saperne di più su di noi.
Per questo il nostro lavoro ci regala soddisfazioni, con i ritmi ed il sapere che la campagna ci ha insegnato: sappiamo che anno dopo anno miglioreremo, che potranno esserci degli imprevisti e che dovremo affrontare un percorso di crescita, proprio come cresce una giovane barbatella per diventare vite.
Crediamo nel futuro al di là delle convenienze di breve termine: e questa è la via che ci sentiamo di proporre come soluzione al “problema” di un vitigno che noi immaginiamo possa ritornare a essere protagonista, non come un semplice vitigno minore ma come ambasciatore di un intero, bellissimo territorio, qual è per noi l’Ovada.
Noi del Consorzio di Tutela dell’Ovada DOCG auspichiamo che possa davvero iniziare una riflessione condivisa con tutti i territori vocati per il Dolcetto (e vocati davvero) volta a fare sistema, ciascuno con le sue peculiarità, con l’obiettivo di diventare -insieme- protagonisti del cambiamento. E ci farebbe molto piacere se a questo sforzo Slow Food desse un coerente appoggio.
Cordiali saluti
Italo Danielli
Presidente del Consorzio di Tutela Ovada DOCG”
Per informazioni e approfondimenti: Italo Danielli, Presidente (+39 339.563.47.21) – Giuseppe Ravera, VicePresidente (+39 340.253.93.06) – Paolo Baretta, rapporti con i media (+39 348.81.01.42; info@ovada.eu)